Da qualche tempo la tematica dei beni comuni è di nuovo entrata nel dibattito politico. Le ipotesi di privatizzazione del settore idrico o di alcuni servizi fondamentali di welfare come la Sanità hanno ravvivato la retorica tra statalisti e liberisti. Ma cosa intendiamo esattamente per beni comuni? E quali i modelli di gestione e le competenze manageriali necessarie per gestirli? Intendiamo “comuni” quei beni (o servizi) direttamente connessi ai diritti fondamentali dell’uomo e per tale motivo non posso essere gestiti in una logica di proprietà esclusiva, pubblica o privata che sia, ma in logica, appunto, comunitaria ovvero di accesso più ampio possibile. In questo senso si tratta di una terza categoria che si aggiunge alla tassonomia classica che distingue i beni in modo dicotomico tra pubblici e privati.
Il management del bene comune richiede «strabismo gestionale»
