Come spiega @andreabernardoni su Secondowelfare.it la legge delega 106/2016, ora da completare con i decreti attuativi, fa di certo un passo avanti per la definizione e lo sviluppo dell’ #impresasociale nel nostro Paese. L’innovazione proposta – su cui in passato ci siamo schierati anche noi di MBS attraverso l’advocacy di Make a Change – riconosce lo status di impresa sociale (ed i vantaggi fiscali connessi) al contenuto dell’attività d’impresa (ambito/settore, oggetto sociale, beneficiari, impatto generato) indipendentemente dalla forma giuridica. Finalmente un’impresa sociale di capitale (es. SPA, SRL) potrà avere lo stesso trattamento fiscale e le stesse condizioni di redistribuzione degli utili concesse alle imprese sociali cooperative, superando la distorsione dell’attuale normativa del 2006 (#dlgs 155/2006). Un divieto che ha reso fin qui appetibile finanziare a debito le imprese sociali, ma non investire in esse e quindi riducendo la possibilità di utilizzarle per la gestione di quei beni comuni a forte intensità di capitale (es. infrastrutture idriche, sanità, il welfare, la riqualificazione di beni culturali e ambientali). Con la nuova normativa sarà reso ancora più evidente come le imprese sociali non appartengano al mondo del #noprofit, ovvero nessun profitto, ma al #nonprofit, ovvero non per profitto. In questo senso l’impresa sociale crea un “valore di mercato indirizzato a fini sociali” nel quale il capitale ed il profitto sono strumenti assolutamente funzionali alla missione. Tra #mercato e dono potrà quindi svilupparsi una terza via, quella della nuova impresa sociale, che potrà evitare la liberalizzazione a fini privati di beni e servizi di interesse generale. Una volta che la nuova legge sarà resa operativa dal Governo, sarà però necessario favorire l’adozione di questa nuova forma di impresa inserendola nei piani di ristrutturazione dello Stato Centrale e nelle politiche territoriali delle Amministrazioni Regionali e Locali.
Andrea Rapaccini, Presidente di MBS Consulting