Sanità integrativa, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, iniziative aperte al territorio, servizi di assistenza. Sono le aree in cui le Pmi italiane hanno attivato il maggior numero di iniziative di welfare aziendale nel corso dell’ultimo anno. E’ quanto emerge dal Welfare Index PMI, ricognizione promossa da Generali Italia su 3.422 imprese (+60% rispetto al 2016). La ricerca – condotta da Innovation team, società del gruppo MBS Consulting – ha raggruppato i servizi di welfare aziendale in dodici aree. L’analisi mostra come sia appunto la Sanità integrativa (+8%) il settore con la crescita più elevata.
Il fattore chiave di successo è la conoscenza. Il welfare aziendale ha ricevuto una forte spinta dal legislatore, con condizioni di favore sul piano fiscale assicurate alle aziende dalle due leggi di Stabilità del 2015 e del 2016. Ma attualmente solo due aziende su dieci hanno una conoscenza precisa delle regole e degli incentivi del welfare aziendale. E sono proprio le Pmi più informate quelle più attive.
Dunque la conoscenza determina la capacità di iniziativa, e le aziende più attive sono anche quelle in cui il welfare aziendale determina miglioramenti concreti e verificabili dei risultati di business.
Il problema per le piccole imprese è raggiungere la massa critica, ovvero la dimensione minima di utenti e di risorse necessaria ad attuare le iniziative in modo efficiente. Per attuare le proprie iniziative di welfare, nel 22% dei casi le imprese più attive si sono associate con altre imprese o hanno utilizzato servizi comuni di tipo associativo.
I dati completi dell’indagine Welfare Index PMI, che è giunta alla seconda edizione e vede la partecipazione delle maggiori confederazioni italiane (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni), saranno presentati il 28 marzo alla Luiss G.Carli di Roma. Ecco il programma della giornata.